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Corriere della Sera Ed. Brescia – I Taggers

Scritto da Ufficio Stampa - 87 Magenta | 22 agosto 2012 | Press

La ricetta di Talent Garden contro la crisi: investire su se stessi
Condividendo uno spazio lavorativo si cerca di contaminarsi con idee e progetti nuovi.
Presto nuove sedi a Bergamo e Torino

Intraprendenza, entusiasmo, voglia di sconfiggere la crisi economica con la ricerca di nuove idee. Ragiona così la «community» di Talent Garden, pensata e voluta dal giovane bresciano Davide Dattoli e basata sul concetto di «co-working», ovvero la condivisione di uno spazio lavorativo mantenendo un’attività indipendente. Il fine del progetto è la concretizzazione delle idee imprenditoriali dei membri di questo spazio, sbocciato in via Cipro, a Brescia 2. Il mezzo per raggiungere tale fine è la contaminazione delle conoscenze professionali. In Talent Garden (conosciuto ormai ai più come Tag) si ritrovano quotidianamente, gomito a gomito, esperti della comunicazione, programmatori, videomakers, fotografi di fama nazionale. Un modo per trovare ispirazione ma non solo, anche un viatico per ammortizzare i costi quando si decide d’investire tutti i propri risparmi in un progetto imprenditoriale. Con poco più di duecento euro al mese gli abitanti del «giardino dei talenti», infatti, sfruttano le scrivanie a qualsiasi ora del giorno e della notte, usufruiscono di una sala riunioni, svariate zone relax per staccare dal lavoro, una cucina per pasteggiare insieme. Insieme, come vuole la filosofia del progetto.

I cosiddetti «taggers» possono, soprattutto, trovare nel vicino di scrivania un consiglio utile a migliorare la propria attività o, perché no, anche un partner per un nuovo progetto di lavoro. Sembra una grande aula studio, Talent Garden. Una «agorà» dove alte conoscenze professionali e design si mischiano creando un’atmosfera degna degli «open space» all’americana quali Facebook e Google. Basta fermarsi a Talent Garden per qualche minuto per notare che le persone che vi entrano sono mosse da ambizione pura e allegria, cosa davvero rara di questi tempi. È l’ennesima dimostrazione che investire in se stessi, quando tutto intorno sembra affondare lentamente, è ancora la cosa migliore da fare. Il successo del progetto è stato tale che quello che all’inizio sembrava un semplice esperimento è diventato un vero e proprio «franchising dei talenti». Due nuove sedi, infatti, saranno presto aperte a Bergamo e Torino.

Alessandro Massini Innocenti
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Corriere della Sera Ed. Brescia – Tail Project

Scritto da Ufficio Stampa - 87 Magenta | 22 maggio 2012 | Press

Veruska, la diva del burlesque e…Tail ProjectSi, vabbè, da quando Dita Von Teese l’ha reso tanto di moda, il burlesque lo fanno tutte, di più, è quasi abusato, banale, un gioco da ragazzi, anzi da ragazze. E che ci vuole. Basta una coppa di champagne gigante, un vestito succinto con parecchi lustrini e un neo finto sulla guancia. Balle. Il burlesque è un’arte, una vocazione, una cosa seria.Lo dice Veruska Puff, la Dita Von Teese marchigiana, chioma corvina, incarnato etereo, fisico voluttuoso e, ovviamente, neo sulla guancia. Martedì mattina, la diva è arrivata a Brescia per uno shooting. No, niente di piccante. Un doppio ritratto con Puffy, il suo coniglietto, con cui l’hanno immortalata gli Stylaz, ovvero Andrea Peroni e Riccardo Ambrosio. Proprio così, un ritratto anzi un doppio ritratto di quelli che si facevano nel Rinascimento, solo che con la macchina fotografica al posto del pennello e un coniglio al posto del marito straricco. «Un’idea carinissima – commenta Veruska -, l’ho scovata per caso in rete e mi sono precipitata a Brescia». L’idea si chiama Tail Project, è stata ispirata dai languidi levrieri del Vate ed è venuta agli Stylaz, 87 Magenta e Secret Wood , fotografi, creativi e videomakers.

Portate loro il vostro animale domestico e vi faranno un servizio fotografico come si deve, con tanto di trucco, parrucco, stylist e video del backstage, badando bene a lasciar affiorare inattese somiglianze tra cane e padrone. O coniglio e padrone, come nel caso di Veruska, che ha voluto due tipi di foto: «Nella prima sono vestita in borghese, diciamo, in nuance con il pelo di Puffy. Nell’altra, invece, sfoggio le mie mise da burlesque». Già, il burlesque, che poi è un genere teatrale vero e proprio, nato nella Londra del Seicento come burla, esagerazione, parodia della sensualità femminile. La signorina Puff l’ha scoperto molto prima che andasse di moda, ben 12 anni fa. «Frequentavo Scienze della Comunicazione, l’ho scoperto così, all’Università, poi ho iniziato a spulciare le esibizioni su you-tube e a praticarlo per gioco. E’ molto glamour, di classe, esprime una sensualità languida e insieme prorompente. L’ho fatto diventare un lavoro solo tre anni fa». Si può dire che sia un’autodidatta. «Certo. Ma ho fatto anni di danza classica, questo aiuta. Mica tutte possono fare burlesque: occorrono grazia e un’eleganza innata. Sul fisico, invece, nessun divieto: si può essere esili o grasse, non importa». E sua maestà Dita Von Teese, l’ha mai vista? «Ovvio. Nel 2007, quando è venuta a Senigallia. E’ bravissima».

Alessandra Troncana
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